domenica 8 marzo 2020

"Mostri sacri" da stanare...

Come già ho avuto modo di fare a più riprese nelle pagine di questo mio diario, torno oggi a parlarvi di un altro dei “mostri sacri” che purtroppo è stato allevato, nel corso dei secoli, in seno alla tradizione biblica... e per farlo parto dal celebre episodio delle querce di Mamre, quando il Signore appare ad Abramo nella forma di tre uomini che arrivano nei pressi della sua tenda (cf. Gen 18,1ss).
Dopo essere corso loro incontro, ed essersi prostrato ai loro piedi, Abramo offre loro del cibo… e dopo che essi hanno mangiato, il Signore dice ad Abramo:
“Tornerò da te fra un anno, e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio” (Gen 18,10).
Sentendo queste parole, Sara ride dentro di sé, manifestando la sua incredulità… e quando poi il Signore evidenzia ad Abramo questa inopportuna reazione di sua moglie, lei nega impaurita, dicendo “Non ho riso!”... ma subito il Signore la smentisce rispondendole: “Hai proprio riso”.
Purtroppo... nella tradizione biblica questo episodio, nel quale il Signore svela la bugia di Sara, venne interpretato come “prova” che, in generale, ogni donna doveva essere considerata inaffidabile... inadatta per esempio a testimoniare nei tribunali... e fu anche sulla base di questa deleteria interpretazione che si sarebbe poi sviluppata la pesante discriminazione di cui le donne erano fatte oggetto nella società ebraica, all'interno della quale era nato Gesù:
Per esempio, a quei tempi la presenza della donna in sinagoga non era rilevante quando si trattava di considerare il numero minimo di partecipanti che legittimava una celebrazione...
i rabbini non volevano donne vicine a loro, e neppure salutavano la propria moglie, quando capitava loro di incontrarla  in pubblico...
e, in generale, la donna era talmente “svalutata” che nella lingua ebraica le parole “pio”, “giusto”, “santo” esistevano solo al maschile, perché non veniva minimamente presa in considerazione la possibilità che le donne potessero essere pie, giuste, sante.
Sulla base di questi ed altri presupposti, non ci si può pertanto sorprendere che nel Talmud (cioè nel codice della legge orale dell'Ebraismo) venisse scritto che è meglio che “le parole della Legge vengano distrutte dal fuoco piuttosto che essere insegnate alle donne” (Sota B.19a)...

Come sappiamo, questa situazione sociale fu radicalmente rivoluzionata dal messaggio di Gesù, che per tutta la sua esistenza terrena insegnava anche alle donne, accogliendole nel gruppo dei suoi discepoli e riconoscendo loro la pari dignità con gli uomini, e - come narrano i Vangeli – proprio le donne furono le prime testimoni della sua Resurrezione.
Senonché – come già ebbi modo di accennarvi tempo addietro nel post « un corridore in fuga » - fu purtroppo sufficiente il passare di pochissimi anni perché le parole e l'esempio dato da Gesù riguardo alle donne, venissero in gran parte dimenticati proprio in seno alla cristianità.
In concomitanza con la predicazione di Paolo di Tarso, accadde infatti che nelle prime comunità cristiane il ruolo delle donne, e la loro stessa dignità, venisse sensibilmente ridimensionato... in una sorta di re-allineamento con la cultura misogina della società antica, che attribuiva alla donna un ruolo evidentemente subordinato all'uomo.
Per esempio, nella Prima Lettera a Timoteo si legge: “La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo”... e poi, a giustificare questa disposizione discriminatoria, si legge anche la deleteria motivazione: “perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre” (1 Tm 2,11-14).
Questo tipo di lettura del celebre brano genesiaco della formazione dell'uomo e della donna (cf. Gen 2,8ss), ed in particolare la responsabilità attribuita alla donna Eva per il fatto di aver mangiato per prima il frutto proibito, dandolo poi "anche al marito" (Gen 3,6)... giocò un ruolo fondamentale nell'alimentare la mentalità di quanti, nei secoli successivi, “teologicamente” attribuirono alla donna un ruolo subordinato all'uomo.  

Ora... per poter finalmente sradicare l'inaccettabile discriminazione di cui la donna continua ad essere vittima anche ai giorni nostri, bisogna non soltanto “stanare” questi e altri “mostri sacri” che sono stati allevati nel corso dei secoli dalla tradizione religiosa...
ma bisogna anche rendersi conto che sono in contraddizione con il messaggio del Vangelo quelle attuali dottrine cristiane che... tanto per fare il “solito” esempio... adducono ragioni teologiche infondate per sostenere che la donna non può essere sacerdote.


P.S. - Per smascherare l'inconsistenza di numerose motivazioni teologiche che vorrebbero religiosamente subordinare la donna all'uomo, vi suggerisco una pista di approfondimento che si sviluppa in questo mio blog:

« La donna nel Cristianesimo »
« Un corridore in fuga »
« La donna è donna... o uomo mancato? Incubi e farneticazioni dell'Aquinate” »
« Mostri sacri »
« Tradizione "peccaminosa" »
« Soffia, Rûah… »
« Donna »




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